La Penna dei Ragazzi anno I n. 14

Organo Fascista dei Giovani Studenti

28 Aprile 1930 – VIII Era Fascista

I giovani Vittorio Mussolini e Ruggero Zangrandi dirigono, durante il terzo Ginnasio Inferiore nella sezione D, questo ciclostilato. Inizialmente progettato solo per la loro classe viene ben presto diffuso all’interno della scuola, grazie anche alla notorietà dei due ragazzi. La redazione si allarga con il passare del tempo.

Dal prossimo numero il giornale uscirà ogni dieci giorni, per permettere ai membri della redazione di studiare per gli esami di terzo ginnasio.

In prima pagina viene riportata la descizione delle nozze tra Edda Mussolini e Galeazzo Ciano, avvenute Giovedì 24 Aprile 1930, da parte di Vittorio, fratello di Edda. Qui è possibile vedere il filmato dell’evento dall’arrivo degli ospiti alla partenza per la luna di Miele.edda-ciano-matrimonio

Il ricevimento si svolse a Villa Torlonia il 23 aprile, nel pomeriggio che precedette la cerimonia religiosa, e fu tanto faticoso che a sera donna Rachele, togliendosi le scarpe, disse ai figli: “Ragazzi, quando vi sposerete voialtri non faremo tante storie, che con quella di oggi ne ho avuto abbastanza!”. Il “cerimoniale” della Segreteria particolare del duce fu incaricato di compilare la lista degli invitati che però cresceva a vista d’occhio. Edda dice che erano presenti alla cerimonia quattrocento persone, ma Vittorio ne registra ben cinquecentodieci. In ogni caso si segnalava la partecipazione di quarantasette “eccellenze”. Gli ambasciatori, come scriveva la Neue Zürcher Zeitung, “si inchinavano davanti a questa semplice Donna Rachele per baciarle la mano”; eguale comportamento di ossequio osservavano i ministri e i più illustri esponenti dell’aristocrazia italiana, i duchi Sforza Cesarini, i marchesi Di Vulci, i conti Gaddi Pepoli, i principi Vannutelli, i baroni Blanc, i conti Macchi Cellere, i principi Chigi Albani, i marchesi Misciatelli, e infine una schiera di senatori, deputati, direttori di giornali ed esponenti del regime.
Mussolini studiò attentamente la disposizione dei posti per non urtare la suscettibilità di così autorevoli personaggi. Per l’esposizione dei regali, giunti da ogni parte, si adottò una non meno rigida graduatoria. Davanti a tutti il dono del pontefice il quale aveva inviato, attraverso il nunzio Borgoncini Duca, un rosario d’oro e malachite. Il rosario divenne un “rasoio d’oro”, a causa di un refuso nel comunicato d’agenzia, e i giornali ripetettero l’errore senza meravigliarsi di un così originale omaggio del Papa. Un errore che si è protratto nel tempo, e ancora nel 1973 lo ripeteva Dino Biondi nel suo dilettevole libro “La Fabbrica del Duce”. Il re e la regina donarono una spilla d’oro con pietre preziose. La Camera dei deputati inviò un raffinato servizio da tè; il Senato un pizzo di Burano; il PNF una magnifica broche; il governatore di Roma un braccialetto di rubini; il duca d’Aosta due grandi leoni di bronzo; D’Annunzio, da par suo, un fastoso mantello di velluto dipinto a mano. Il duce le donò un’antica tovaglia di raro pizzo e una perla orientale. Ma fece di più. Per festeggiare pubblicamente l’avvenimento, elargì la somma di cinquecento lire a ogni bambino nato, in quello stesso giorno delle nozze della figlia, da famiglie bisognose, a Roma, Livorno, Forlì, Predappio, Forlimpopoli e Faenza.

Il ricevimento si svolse all’aperto, nei giardini che per l’occasione si popolarono di nobildonne incipriate e avvolte in vaporose pellicce. I signori erano in tight e cilindro. Tra gli ospiti di spicco il nunzio apostolico che fu accolto allo stesso tavolo di Mussolini e che benedì la giovane coppia in nome di papa Ratti. Il quartetto della Filarmonica Chigiana diffondeva melodie inascoltate; fiori in quantità, che nessuno vedeva, erano sparsi nei saloni della villa. Ne parlarono però i giornali. Il Corriere della Sera scrisse che “tutti i  giardini di Roma si erano spogliati per mandare le loro rose, le loro azalee, i loro gigli, i loro lillà, alla figlia del Duce”.

Secondo la retorica mitologica della festa, tramandata dai memorialisti di famiglia, tutto si sarebbe svolto liberamente nella più grande spontaneità e confusione, tanto che a un certo punto sarebbero saltate le regole del protocollo. Bruno e Vittorio, in calzoni corti e camicia bianca alla Robespierre, vagavano con tono irriverente e canzonatorio per quell’eleganza un po’ forzata che non s’era mai vista con loro a Villa Torlonia, e si diceva che si fossero perfino infilati nel parco ospiti sconosciuti mai invitati. In realtà tutto era tenuto sotto controllo, personalità, giornalisti, fotografi e camerieri. Le fotografie e gli articoli destinati alla stampa furono severamente vagliati da Mussolini, il quale volle vedere il materiale prima di autorizzarne la pubblicazione. E’ celebre la strigliata che egli fece a un ritrattista famoso, Attilio Badoli che lo aveva fotografato in un atteggiamento di grande nervosismo mentre guardava Edda al braccio di Galeazzo.

Parti del brano liberamente tratte da “I Figli del Duce” di Antonio Spinosa, Rizzoli, 1989

Numero gentilmente offerto da: IRSIFAR – parte dell’Archivio Zangrandi

Penna Dei Ragazzi Anno I N 14
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