01/27/14

Intervista ad Anna Foa

In occasione del Giorno della Memoria tornano alla mente parole udite in passato, annotate su un foglietto nella calura estiva. Una bella chiacchierata tra me e la Professoressa Foa, nel suo grande soggiorno ricco di libri. Una chiacchierata che era destinata ad essere trascritta nelle pagine di Tassocrazia, il giornale scolastico, ma mai pubblicata. Mi è ricapitata tra le mani in questi giorni e, vista anche l’occasione, mi pare giusto condividere qui le riflessioni emerse quel caldo pomeriggio di due anni fa.

Secondo lei la Memoria può essere definita “Viaggio”? Tramite quali mezzi si può compiere?
DSC01859Immagino che qui ti riferisca ai viaggi ad Auschwitz in particolare, cioè ad un vero e proprio viaggio.
Il termine viaggio può avere un’accezione metaforica, indicare il viaggio nel passato, il viaggio nella mente, il viaggio attraverso i sapori. Ricordiamo Proust che sente le madeleine e quindi ricorda il viaggio nell’infanzia.
La memoria si costruisce, in qualche modo, come un viaggio, raccogliendone il suo significato metaforico, ma, come tale, è anche un percorso costruito perché si sceglie cosa ricordare. Non si può ricordare tutto altrimenti poi si finirebbe come in quel famoso racconto di Borges in cui il protagonista non riesce mai a dimenticare niente e ha tutta una serie di ricordi accumulati, dai più banali ai più importanti, perdendo la rilevanza degli avvenimenti.
La memoria è un viaggio costruito in quanto si costruiscono le rilevanze e si finisce per dimenticare naturalmente alcune cose o perché sono molto simili ad altre o perché non hanno importanza. Questo vale sia per la memoria individuale che per quella collettiva.
Io, in ogni caso, non esaurirei la memoria nei viaggi materiali, fisici. Nel senso che certamente un viaggio ad Auschwitz è un momento importante, però risolvere tutto con il viaggio ad Auschwitz e pensare poi di avere messo i giovani di fronte alla Shoah… è un altro conto.
Ci sono altre mille cose, poi, volendo: ci sarebbe da parlare dei ghetti polacchi, di come si è messo in moto questo meccanismo. Io credo che accanto alla Memoria ci debba essere la Storia. Se pensiamo di risolvere un pezzo della nostra Storia, quale la Shoah, solo con la Memoria proprio perché è un pezzo indicibile o perché pensiamo che sia indicibile ci sbagliamo. Se non racconteremo la Storia, se non troveremo la Storia, questa cosa finirà per essere mitologica, in un senso o nell’altro. Continue reading