Intervista a Marco Politi

Intervista del 17/06/2012 – Tassocrazia

Dopo aver ascoltato l’intervento di Marco Politi, giornalista vaticanista, durante gli incontri di Agorà svoltisi nel nostro Liceo, abbiamo deciso di contattarlo per potergli esporre alcune domande e cercare di far chiarezza su alcune questioni di cui sentiamo spesso parlare. Abbiamo spaziato molto cercando di cogliere più temi interessanti possibili. Le aule del piano terra ci hanno accolti il pomeriggio e, così, abbiamo dato avvio alla nostra intervista iniziando un po’ con domande sparse e, pian piano, entrando sempre più nel vivo dell’argomento.

In seguito alle celebrazioni per il Concilio Vaticano II ritiene che Papa Benedetto potrebbe decidere di indire un nuovo concilio? Se questo dovesse decidere a favore di alcuni temi di attualità, come l’uso del preservativo, ritiene che seguirebbe le orme di Paolo VI e porrebbe il suo veto sulle decisioni prese dai padri conciliari?
Benedetto XVI ritiene che intanto bisogna ancora realizzare il concilio, quindi lui non è favorevole a tenerne un altro, come invece aveva chiesto già negli anni ’90 il Cardinale Martini. Anzi è preoccupato che se ne diano delle interpretazioni che marchino troppo le differenze con la storia passata della chiesa. Quindi quest’anno si concentra a celebrare il concilio ma anche il catechismo perché vuole ci sia un’interpretazione disciplinata del Concilio. Benedetto XVI si rende conto che l’enciclica Humanæ Vitæ di Paolo VI che vietò l’uso della pillola ha bisogno di essere reinterpretata, però in questi 7 anni di pontificato non ha dato nessun segno di apertura sul piano dell’uso delgi anticoncezionali, e anche la sua frase contenuta in un libro che il preservativo usato da un prostituto maschile per non creare ulteriori danni può essere un elemento positivo di ripensamento, non significa che lui sia disposto a fare un cambiamento nel campo dell’etica personale e dei rapporti interpersonali, sebbene ormai la maggioranza dei cattolici segua in questo campo la propria coscienza.

Quale sarebbe l’importanza di una scomunica al giorno d’oggi? Sia teologica che politica.
La scomunica in qualunque modo è uno strumento superato, perché la scomunica aveva valore quando tutta la società era cristiana e quindi scomunicare una persona significava non solo porla fuori dalla chiesa per quanto riguarda i sacramenti, ma anche porla al di fuori della società. Per esempio nelle lotte fra chiesa e Sacro Romano Impero quando il Papa scomunicava l’imperatore automaticamente sciogliveva i sudditi dal vincolo di obbedienza, quindi l’imperatore si trovava come se ci fosse una sorta di sciopero generale, non aveva più alcun potere. Nella nostra società la scomunica può avere senso come valore simbolico, per esempio se la chiesa scomunicasse non i mafiosi in genere ma un padrino particolare con nome e cognome, questo avrebbe certamente un grande effetto sociale.

L’Opus Dei ha trasmesso in diretta web l’ordinazione di nuovi sacerdoti. Quanta importanza hanno nel cattolicesimo contemporaneo i gruppi ad esso interni (Focolarini, Carismatici, Neocatecumenali, Opus Dei)?
I movimenti sono nel XX secolo un segno della necessità della chiesa di trovare nuove forme nella società di massa e, quindi, non basarsi sulle parrocchie, ma di creare dei “partiti” in cui ognuno possa riconoscersi singolarmente. Ecco perché c’è una varietà di movimenti tra i più diversi, Neocatecumenali ma anche Pentecostali, l’Opus Dei, i Focolarini. L’Opus Dei da un lato è nata su un’intuizione molto moderna dal punto di vista della fede: si può essere santi anche lavorando nella vita quotidiana, facendo i professionisti, facendo l’insegnante, l’avvocato. Ma ha il difetto d’essersi costituita coma una specie di associazione segreta che per lungo tempo ha avuto un atteggiamento di non trasparenza verso l’esterno, e di non dire con chiarezza chi fossero i suoi soci. I francescani, i gesuiti non hanno nessun problema a dire io sono francescano o gesuita, mentre l’Opus Dei si è nutrita di una mentalità, di una sorta di “rete interna” che poi ha danneggiato la sua fama.

Questo può portare a un’idea di una sorta di distaccamento o d’indipendenza? Oppure rimane…
I papi hanno molto incoraggiato sul finire degli anni ’80 – ’90 i movimenti, però si sono accorti che la struttura della parrocchia come struttura aperta pubblica ha un ruolo importante nella chiesa, proprio per evitare che al posto dei fedeli ci siano tante tribù di fedeli, ognuno con i propri totem.

Nel suo libro (Joseph Ratzinger: Crisi di un papato) nota come i papi sogliano indicare i propri successori. Considerate anche le voci di possibili dimissioni dell’attuale pontefice, Ratzinger ha già mostrato preferenze per qualche prelato?
In questo campo in genere si osservano molto le sfumature. Paolo VI quando andò a Venezia mise la sua stola sulle spalle del patriarca Luciani che poi fu eletto papa come Giovanni Paolo I. Papa Giovanni Paolo II poco prima di morire, nel suo ultimo libro, nella prefazione disse che il Cardinle Ratzinger era il suo caro amico, quindi dava una specie di indicazione. In questo caso molti pensano che l’insistenza con cui Benedetto XVI abbia voluto trasferire il Cardinale Scola da Venezia a Milano, la più grande diocesi di Europa, sia il desiderio di metterlo certamente in vista.

Recentemente la stampa riportava il malcontento di alcuni membri della commissione bioetica, che sostenevano che i lavori fossero bloccati da una commissione del Vaticano. Ritiene che il Papa prenderà in considerazione queste critiche?
La commissione bioetica in una nazione europea deve rappresentare tutte le tendenze di una società pluralista. Il difetto in italia è che ci sono delle forze politiche che a priori dicono sempre di sì a tutto quello che viene detto dalla gerarchia cattolica, sperando così di prendere qualche voto in più. Benedetto XVI ha costruito la sua teoria dei principi non negoziabili, in cui non permette neanche ai deputati cattolici in parlamento di allontanarsi magari per una mediazione da quelle che sono le indicazioni del magistero vaticano. Quindi sulla concezione della famiglia, del testamento biologico, Benedetto XVI continuerà a seguire una linea molto dura: no alle coppie di fatto, al testamento biologico, alla selezione degli embrioni malati che non dovrebbero essere impiantati per chi vuole un bambino e sa che impiantando un embrione malato, muore dopo 7-8 mesi. Quindi non c’è possibilità di aperture da parte di Benedetto XVI.

Rispondendo a una lettera recente, Corrado Augias ha ricordato su Repubblica come S. Agostino nel De Civitate Dei schernisse l’usanza romana di avere un dio per ogni momento della vita, mettendo in relazione la critica del vescovo di Ippona con il culto dei santi in ambito cattolico-romano. Esistono voci di dissenso nella gerarchia ecclesiastica, data anche l’importanza attribuita dal Papa al culto dei santi e, in particolare, mariano?
Il Concilio Vaticano II ha voluto portare nella chiesa una purificazione da tradizioni popolari un po’ paganeggianti, in fondo la moltiplicazione del culto dei santi non è altro che l’evoluzione del politeismo, ove c’era un dio per ogni azione (Marte guerra, Nettuno mare, Vulcano fabbri). Certamente il Concilio Vaticano II ha voluto portare l’attenzione centrale su Cristo. Benedetto XVI è un teologo rigorso, anche lui ritiene l’importanza del cristocentrismo nella chiesa cattolica, però il ruolo di Maria nella tradizione cattolica è stato molto particolare, per cui anche Benedetto XVI non sminuirà mai la devozione – non il culto – a Maria.

A proposito di culti e tradizioni.. C’è stato il dilagare di profezie su i papi (Malachia e Nostradamus) qual’è la sua opinione? E’ davvero così prossima la fine della Chiesa? Ci sarà effettivamente la fine del mondo dopo il “Papa nero”? [Politi fa una faccia molto eloquente]
Le profezie di Nostradamus sono come le profezie dei maya, i maya dicono che il mondo debba morire nel 2012, Nostradamus dice che siamo arrivati ormai al penultimo papa. Io non ci credo molto, ho una mentalità più scientifica. Credo invece che la Chiesa Cattolica sia in un momento di grande crisi ma che, al tempo stesso, poichè vi sono tante energie di persone che lavorano silenziosamente negli ospedali, nel volontariato, nell’aiuto ai diseredati, ai migranti, che studiano nelle università, il cattolicesimo visto lontano dal vaticano è una realtà come una galassia, e questa galassia è molto attiva sul piano sociale e da anche spesso una speranza a persone disorientate in una società di massa con gravi problemi economici e di solitudine. Io credo che finchè ci sarà la storia, ci sarà anche il pensiero religioso, vario.

Pare, quindi, che l’unico fondo di verità sia il fatto che la chiesa si trovi in un periodo di crisi….
Le due verità sono che la struttura secolare è in crisi, perché la società moderna mette molto l’accento sulla libertà dell’individuo, ma al tempo stesso ci sono tantissimi cristiani che rifacendosi al Vangelo operano per la solidarità in molte parti del mondo, per l’aiuto, per non lasciare solo un orfano, un drogato, un disoccupato, una donna usata nella tratta delle schiave. Ovunque lei andrà per il mondo dove ci sono dei disperati, spesso ci troverà un laico cattolico, una suora, un prete.

Per quanto riguarda le missioni, adesso c’è chi vede questa forte partecipazione specialmente in Africa e in America latina come una sorta di controllo da parte della Chiesa…
Si è realizzato l’opposto, le missioni sono nate sulla spinta di un desiderio imperialistico della Chiesa di costruire le proprie provincie in parti del mondo dove si seguivano altre religioni. Strada facendo oggi le missioni, soprattutto nel terzo mondo non sono più rappresentanti di una chiesa imperiale, sono nuclei di solidarietà, tantissimi missionari stanno nelle bidonville, nelle baraccopoli. Sono stato in alcuni di questi posti, c’è solo fango e lamiera, povertà assoluta. Lì il missionario non va solo per costringere i bambini a imparare il catechismo, ma porta l’ospedale, l’istruzione, l’aiuto, un centro d’ascolto. Questa è una realtà di fatto. Anche qui in italia sempre in maniera silenziosa e sobria, ci sono tanti professionisti cattolici che aggregati alla propria parrocchia hanno un punto di riferimento nel terzo mondo. Quindi un medico, un insegnante uno studente prendono delle settimane delle loro vita e vanno nella foresta amazzonica o nella periferia di una città brasiliana per aiutare. Di queste cose si parla pochissimo perchè non cercano pubblicità, ma questo è un modo molto attivo di portare solidarietà che ha cambiato radicalmente il panorama delle missioni.

Invece come può spiegarci la faccenda dell’ 8×1000?
L’idea dell’8×1000, quando è stato riformato il concordato nel 1984, era molto moderna: non deve essere lo Stato che paga i preti (non c’è più religione di stato), ma è giusto che i cittadini italiani decidano se una parte delle loro tasse vada a sostegno di un’organizzazione religiosa, equiparata a un’organizzazione di importanza sociale, come lo stato finanzia associazioni sportive o culturali. Il meccanismo giusto era quello che ogni cittadino nella dichiarazione dei redditi metta una crocetta perchè l’8×1000 del suo IRPEF vada alla religone che decide lui, infatti oggi si può scegliere fra Valdesi, Luterani, Cattolici, Ebrei, oppure allo stato per questioni umanitarie. Questo meccanismo nel momento in cui è stato messo in atto è stato deformato, perchè se si volevano fare le cose in maniera equa, dovevano andare i soldi alle chiese soltanto quelli dei cittadini che dichiarano di volerli dare. Se il 30% dice che l’8×1000 deve andare alla chiesa cattolica, e il 5 per cento sceglie altre organizzazioni, e un 65 non si esprime, chi non si esprime vuole lasciare i soldi allo Stato. E’ stato escogitato un trucco per cui dopo la prima conta in cui si dice <benissimo, alla chiesa cattolica va il 30, agli altri il 5>, invece di lasciare il restante 65 per cento allo Stato, in base alla prima conta si suddividono anche i residui 65. Poichè fra 30 e 5 la chiesa ha l’80 delle preferenze espresse, il restante 65 si divide: l’80 va alla chiesa cattolica. Alla fine si ha una situazione per cui ormai la Chiesa Cattolica prende più di 1 miliardo, 5 volte tanto quanto prendeva negli anni 80 quando lo Stato pagava i preti. E’ cresciuto in maniera abnorme quanto lo stato paga alla Chiesa, mentre è diminuito il clero.

Cosa si potrebbe fare per modificare questa situazione?
Esiste una commisione bilaterale del governo che doveva riunirsi ogni tanto per controllare il gettito dell’8×1000, istituita perchè la chiesa aveva paura di non ricevere abbastanza. Nessun governo italiano, nè di centrodestra nè di centrosinistra, neanche il governo Monti ha convocato questa commissione mista per rivedere il gettito, soprattutto in questo momento di grave crisi.

C’è anche chi dice che il Vaticano dovrebbe pagare delle tasse…
C’è da dividere: uno sono gli immobili del vaticano, stato straniero, gli altri sono gli immobili della Chiesa italiana. In tutti questi anni moltissimi immobili della Chiesa non hanno pagato per una legge a loro favore in cui si diceva che non dovevano pagare anche se l’uso dell’immobile non era eslusivamente commerciale. Bastava ci fosse una parte adibita a uso religioso e il resto non pagava. Adesso il governo Monti ha cambiato questa regola per cui quando è prevalentemente uso commerciale deve pagare l’ici, ma solo dal 2013. I pensionati pagano da subito la politica economica severa, gli immobili della Chiesa dall’anno prossimo.

Adesso però la domanda sorge spontanea e ci spostiamo un po’ sul personale, giusto per concludere. Come si fa a diventare un giornalista vaticanista? Voglio dire.. Lei quando lo ha deciso?
(Si mette a ridere un attimo, poi ritorna serio) A dir la verità non è che io lo abbia deciso.. Lavoravo al Messaggero come giornalista di politica estera. Un giorno mi hanno chiamato e mi hanno detto “Ti occuperai del Vaticano”. I miei colleghi si preoccuparono “Farai un lavoro noioso!” dicevano. Devo dire che invece la professione mi piacque tanto. Per un appassionato di politica estera non c’è mondo migliore che le vicissitudini della Chiesa, fortemente legate con tutto il resto del Mondo.  Grazie al mio lavoro ho potuto viaggiare molto e vedere le verità di alcuni posti che i miei colleghi conoscono solo tramite notizie di terzi. La mia esperienza, tutto sommato, è nata dal caso! (Si rimette a ridere e noi con lui).

Concludiamo così la nostra intervista e lasciamo andare il nostro ospite, ringraziandolo per la discussione così ricca di spunti di riflessione.

Scritto in collaborazione con Simone Ramacci

Credits DT Author Box

Scritto da Laura Cardinale

Scrive da quando è piccola, ha patecipato a vari concorsi e ha pubblicato i suoi articoli su varie riviste (Almanacco CNR, Sole24Ore, Tempo). Ha diretto per due anni il giornale scolastico del Liceo Tasso “Tassocrazia”. La Storia è da sempre la sua grande passione.

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